GIUSEPPE
PIOVANELLI abita a due passi dall Cappella Sistina della Val
Camonica, dove il Romanino convocò i pescatori del lago e i
boscaioli di Grignaghe a recitare sui muri la Passione, e per
compagno di noviziato all'arte ha avuto il biondo ardore di
Amleto Romele. L'acqua e il cielo gli fanno da bussola nel suo
modo di es sere
e quindi vivere.
Istinto e naturalezza
giocano in lui ancestralmente, sono eredità del sangue e della
terra che trapassano nel l'insegnamento,
se basta un gesto ad avviare uno schizzo in cui si ravvisa lo
zampillo di una sorgiva o un ghirigoro tondeggiante che ricrea
nel pomo della discordia il mito del bellissimo Paride
favorito da Venere. Nel girotondo della linea fluisce la
voglia di esprimersi, nella grafia s'invera l'automatismo.
Nel fantasticare di Piovanelli si concatenano quelle
"presenze" che dai suggerimenti del passato pulsano crescono
lievitano fino a dilatarsi, potrebbero generare all'infinito
(foglio o tela che sia) il racconto di sentimenti leggende
sortilegi da proiettare nel futuro. Intanto il mondo
primordiale si accampa nel segno, in ciò che c'è a partire dal
graffito - il richiamo, la testimonianza, il pitoto - lì sta
l'origine delle cose, lì si trova il germe della essenza, poi
scaturisce tutto il resto che consiste nel piacere
di scapricciarsi inglobando paesaggio figure simboli,
inventando un'altra fauna (simpatico incontro), approdando a
luoghi sconosciuti (promontorio), esultando d'intimo fervore
(Natale).
Andar dietro a questo rabdomante che saltabecca per tutti i
sentieri della comunità (e all'omino delle incisioni rupestri
associa,
con una dea dell'Olimpo, il barattolo della Coca-Cola) vuol
dire anche rimarcare come nelle sue misture
cromatiche si sostanzino brillantemente l'ardenza del fuoco,
l'umore dell'acqua, la grana della terra, il fiato dell'aria.
Piovanelli nel fluttuare dei sui blu di lapislazzulo, fa
scoppiare mortaretti di rubra festosità.
Dipingere, in fondo, è questione di esuberanza di vene e ne
nascono, per il gaudio degli occhi e del cuore, queste
epifanie.
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Il
segno, 100 x 70
pastello su carta, anno 1996 |
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Presenza camuna, anno 1988 |
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Venezia 90 x 100 anno 2000
Olio su compensato |
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Dal
Lago Sebino, anno 1997 |
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Chiesetta
2000 |
Riflesso
d'autunno 2001 |
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